mercoledì 8 aprile 2020

RITORNO ALL' EFFICIENZA DOPO LA TEMPESTA

"La quiete dopo la tempesta", poesia di Giacomo Leopardi facente parte della raccolta Canti e pubblicata per la prima volta nel 1831, diventa protagonista del tema del "ritorno all'ordine", inteso come "ritorno all'operatività" umana, cioè alla quotidiana efficienza della vita.
Primi venti versi de
La quiete dopo la tempesta
Per una completa analisi della poesia ritengo che sia necessario accennare un riferimento alla nota teoria del piacere leopardiana: essa è una teoria che nega l'esistenza positiva del piacere, ed intende quest'ultimo come pura "assenza di dolore". Secondo Leopardi quindi, il piacere provato dagli uomini non è altro che un sospiro tra un dolore e l'altro della vita, mentre il vero benessere non lo si può raggiungere sulla Terra ma soltanto attraverso la morte.
E' questo il significato del verso "Piacer figlio d'affanno", riferimento che viene esplicato alla massima potenza direttamente nel titolo del componimento stesso.
Leopardi sa che tutti si sono rallegrati e ora medita sulla felicità stillata dal ritorno all'efficienza della vita, ma al tempo stesso sa che 
si tratta di una felicità inesistente, fallace, non tangibile, ed esprime tale concetto attraverso il motivo del pessimismo cosmico, secondo la cui visione la Natura è puramente indifferente nei confronti dell'uomo, maligna e soltanto intenta a preservare la sua specie.
E così vengono celebrati la quiete ed il breve e irraggiungibile piacere, caratterizzati dal ritorno alla quotidianità e all'efficienza - seppur illusoria - della vita.

Versione completaLa quiete dopo la tempesta, Leopardi

Nessun commento:

Posta un commento